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La Contea di Augusta: venduta, ceduta, donata.(XV sec.)
Inserto
Inserto pubblicato il 21 Marzo 2017.
Il 2 Aprile del 1416 moriva re Ferdinando I d’Aragona il cui successore fu il figlio Alfonso (detto il Magnanimo) che prese possesso del trono di Spagna.
Alfonso I Re di Maiorca e di Sicilia, concesse la contea di Augusta per la somma di 50.000 fiorini d'Aragona, a Diego Gomez de Sandoval. Essa comprendeva: fortezze, casali e un vasto territorio. Diego Gomez impegnato per ragioni di stato in Spagna cedette la contea di Augusta a Giovanni, fratello del re,
Duca di Pegniafiel, divenuto re di Novarra avendo contratto matrimonio con Bianca, vedova di Martino I ed erede del regno. In precedenza il Duca aveva governato la Sicilia come viceré, periodo in cui per il suo comportamento acquisì la stima dei siciliani. Il duca Giovanni giunse ad Augusta e vi rimase per tutto il periodo estivo. Egli apprezzò la posizione strategica della città, l’ampiezza del porto e la robustezza delle sue fortezze ma, essendo molto impegnato nel suo regno, non poteva assolvere la gestione di questa contea e nel 1433 la diede in donazione al Conte Sançio Landogna. Il conte venne decritto dallo storico augustano Salamone con lode per la sua bontà e il buon governo della
città. Durante il dominio del conte Landogna la gestione era rivolta a beneficio dei cittadini, vi fu anche una cospicua donazione all’Ordine dei Domenicani i quali dedicarono al conte un monumento marmoreo nel quale era rappresentato, a corredo vi era una epigrafe che recitava: COMES DE LANDOGNA SABELLA CONVENTVM DONAVIT CVIVS TANTA MEMORIA HOC MONVMENTO SERVATVR. [Traduzione Prof. G. Satta: IL CONTE
DI LANDOGNA DONO' LA SABELLA ( il podere, la campagna detta Sabella) AL CONVENTO; DI LUI SI CONSERVA UN COSI' VIVO RICORDO CON QUESTO MONUMENTO]. Il monumento era collocato nel Convento Domenicano della
città, poi, senza alcuna ragione o motivo fu distrutto, un ipotesi è quella che il materiale ricavato fu usato come riempimento per la pavimentazione della palestra scolastica che era all’interno dello stabile. [A testimonianza di questa opera d’arte monumentale vi è un frammento, quello mancante nella foto in alto a destra che è esposto presso il Museo della Piazzaforte di Augusta]. Sançio Landogna come altri conti di Augusta possedeva cariche, feudi e interressi in Spagna e non potendosi dedicare a tempo pieno all’amministrazione della contea, nel 1444 la cedette per la somma di 52 fiorini al conte Antonio Bellomo, la somma fu pattuita dal curatore di Landogna. L’acquisto di una contea non sempre può essere considerato un buon affare così accadde al
Conte Bellomo il quale si trovò a dover pagare i debiti ai mercanti, creditori di Landogna. Nel frattempo gli augustani si lamentavano di essere vessati dai regi ufficiali, dai baroni i quali non cessavano di acquisire a loro favore i privilegi che dovevano essere per il bene comune della città. Una delegazione di cittadini augustani si rivolse al re Alfonso
I affinché facesse sentire la sua autorità e riconfermasse i privilegi spettanti alla città. Il re venne incontro alla richiesta accertando che i signori feudali approfittavano per ampliare e rafforzare i loro domini e i privilegi esercitando abusi e usurpazioni nei confronti dei cittadini. Il 23 ottobre 1446 il re Alfonso emise il proclama che i feudi e i beni dovevano essere restituiti al regio demanio. Illegittima fu dichiarata la vendita della contea di Augusta e nel 1449 tornò nuovamente al regio demanio, ma solo per qualche tempo, un po' perché il regime allentò la sorveglianza, un po' per le aggressione dei blasonati al territorio del demanio, quest'ultimo fu reflazionato in feudi.
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Nota: Nel periodo descritto in questo breve inserto, i blasonati: duca, conti, baroni e vari titolati nobiliari, si affannavano e si indebitavano per avere il possesso di più contee e feudi in modo che il loro titolo nobiliare aumentasse di prestigio e con esso i privilegi.
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