Gli afidi degli agrumi: danni e gestione

Augusta - Sicilia

Territorio di Augusta - Flora agrumi


Gli afidi (foto 1) comunemente indicati come “pidocchi delle piante” o “gorgoglioni”, sono piccoli insetti le cui dimensioni medie oscillano tra 1,5 e 3 mm. Le specie che si moltiplicano a spese degli agrumi sono diverse.

Le popolazioni di afidi cominciano ad attaccare soprattutto a inizio primavera con uno sviluppo, più o meno violento, a seconda delle condizioni ambientali e dello stato vegetativo delle piante. Sugli agrumi tra le specie segnalate, quelle più importanti per frequenza e dannosità sono:
- l’afide verde degli agrumi (Aphis spiraecola=A. citricola), il cui attacco sugli agrumi si manifesta con vistose alterazioni dei germogli infestati, che si manifestano come arrotolamenti delle lamine fogliari. I boccioli fiorali e i frutticini, se fortemente attaccati, possono cadere.
- l’afide del cotone (Aphis gossypii) infesta i germogli che accusano nel complesso uno sviluppo più limitato. Questo afide, nel nostro ambiente rappresenta il principale vettore del virus della Tristeza degli agrumi (CTV).
- l’afide bruno degli agrumi (Toxoptera aurantii) infesta le foglie facendole arrotolare e provoca una riduzione di sviluppo e vigore dei germogli. In caso di forti attacchi può verificarsi una maggiore cascola di fiori e frutticini.

CICLO BIOLOGICO
In una stessa specie di afide si distinguono due forme fondamentali, la non alata (attera) e l’alata, ciascuna con proprie caratteristiche morfologiche. Il ciclo biologico di un afide ha di solito decorso annuale e prevede diverse generazioni partenogenetiche (ovvero tipo di riproduzione senza la fecondazione dell’uovo) seguite da una generazione di anfigonici (ovvero tipo di riproduzione per unione della cellula sessuale femminile con quella maschile); quest’ultima generazione conclude l’attività stagionale della specie con la deposizione dell’uovo durevole che è lo stato più adatto al superamento della stagione fredda. Questa ordinaria sequenza di generazioni viene propriamente indicata come olociclo degli afidi.
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Per consulenza scrivere al Dr. Sergio Fazio

A cura del Dr. Sergio FAZIO - Agronomo

  DANNI

L’infestazione afidica arreca danni alle piante di agrumi, più o meno gravi, che vengono distinti in “diretti” e “indiretti”. I danni che gli afidi producono ai frutti d’agrume sono sostanzialmente dovuti alla sottrazione di linfa e all’inoculo di saliva nelle foglie e germogli che comportano variazioni della produttività delle piante sia sotto l’aspetto quantitativo che qualitativo (foto 2). I danni diretti possono avere ripercussioni economiche immediate che si esplicano con una riduzione più o meno accentuata della produzione e con un eventuale deprezzamento del valore merceologico del prodotto a causa di deformazioni, decolorazioni e imbrattamenti da melata. A questi si deve inoltre aggiungere il danno secondario della ridotta vitalità poiché la riduzione delle risorse energetiche per la pianta porta a un progressivo deperimento che ne riducono la resistenza naturale alle altre avversità. Sono ritenuti causa di danni indiretti la comparsa di fumaggine (micelio fungino che si forma sulla melata) (foto 3 nel riquadro a destra) e la trasmissioni di virosi.

 GESTIONE

Gli afidi sono in grado di raggiungere rapidamente livelli di popolazione elevati con crescita di tipo esponenziale. Generalmente, nei nostri climi temperati, le popolazioni afidiche sulle colture arboree e negli agrumeti in particolare, si incrementano al progressivo sviluppo della nuova vegetazione primaverile (aprile – maggio), facendo registrare i valori massimi di densità sul finire della stessa stagione. Nei mesi estivi la popolazione afidica si mantiene su valori modesti, o si esaurisce del tutto, per ripresentarsi in autunno con pochi esemplari ed estinguersi a causa della caduta delle foglie dei fruttiferi a foglia caduca. Il ricorso a trattamenti fitosanitari va effettuato, di norma, quando si supera il raggiungimento delle soglie di tolleranza, che variano per le differenti specie botaniche e afidiche. Nel caso di infestazione di A. spiraecola su piante in accrescimento la soglia d’intervento può venire valutata intorno al 5% di germogli infestati per clementine e mandarino, e intorno al 10% di germogli infestati per altri agrumi; se l’infestazione è invece sostenuta da altri afidi (T. aurantii, A. gossypii) e particolarmente in agrumeti adulti il valore della soglia risulta essere innalzato almeno fino al 25% di germogli attaccati e sempreché sulle colonie di tali afidi non si evidenzia un’apprezzabile presenza di entomofagi, come sostenuto da Cavalloro e Prota.

  LOTTA

Attualmente la lotta contro i fitofagi si avvale di diversi mezzi: biologici, biotecnici, ormonali, agronomici o colturali, fisici, meccanici, chemiotropici e chimici. Per i prodotti chimici, il cui uso è giustificato solo nel caso in cui il danno economico supera il costo del trattamento stesso, si consiglia l’impiego di principi attivi dichiarati come aficidi specifici, tenendo conto che la rapida degradabilità e soprattutto la selettività sono due prerogative molto importanti nella scelta del prodotto da utilizzare per l’irrorazione. La selettività è importante in quanto evita di distruggere gli agenti naturali di controllo. La breve persistenza permette di agire sull’afide senza prolungare eccessivamente la durata d’azione. In ogni caso è opportuno un intervento precoce per evitare che con uno tardivo si vadano a colpire i primi arrivi dei nemici naturali degli afidi quali coccinelle (foto 4), crisoperle, larve di sirfidi e alcuni imenotteri. Nella gestione degli afidi è importante includere la lotta contro le formiche, le quali nutrendosi della melata secreta dagli afidi stessi (foto 5 nel riquadro a destra), li proteggono dai loro nemici naturali. Come in tutte le operazioni colturali l’impiego razionale dei mezzi è sempre indispensabile anche considerando che se è vero che l’impiego dei mezzi chimici non può essere completamente escluso, di contro, non può essere intempestivo e ripetitivo.