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Commemorato, al Circolo Unione,
il 320° anniversario del terremoto di Augusta.
Notizia
Articolo pubblicato dal nostro inserzionista il 7 febbraio 2013
Lunedì giorno 4 febbraio 2013, nel salone di rappresentanza del Circolo Unione di Augusta, a qualche giorno di distanza dall’avvenuta inaugurazione, dopo i lavori di ristrutturazione che lo hanno riportato agli antichi splendori, si è tenuta una conferenza dal titolo “ 12 gennaio 1693 ……. manca la carta…”.
Relatore il dott. Piero Castro, un attento studioso e ricercatore in campo storico, già noto ad Augusta per aver partecipato a vari eventi culturali, che ha riportato i risultati di lunghi e approfonditi studi in merito all’evento catastrofico che colpì anche il territorio augustano il 9 e l’11 gennaio del 1693. Varie le fonti citate: il notiziario storico di Augusta, gli archivi storici di Catania, Palermo, Simancas ed altri, gli atti notarili dal 1693 al 1735, nonché il registro parrocchiale della Chiesa Madre dell’epoca che, per le prerogative e modalità di archiviazione frammentaria, ha suggerito allo storico il titolo di “….manca la carta… In effetti molte morti venivano prima appuntate in pezzini di carta e successivamente riportate anche in modo non perfettamente cronologico sul registro ufficiale. Il relatore ha proiettato una serie di immagini riproducenti i documenti ufficiali di difficile lettura ma in ogni caso comprensibili e tra questi:
- una lettera del gennaio del 1693, rintracciata presso l’archivio generale di Simancas, con cui il Governatore di Augusta informava il Vicerè Duca di Uzeda sulle vittime esui danni causati dall’evento calamitoso alle fortificazioni spagnole del “Castillo” e di “Torre Davalos”;
- un elenco di morti sia del 9 che dell’11 gennaio che furono seppelliti “nella chiesa lapidea del castello sotto titulo dell’Immaculata Concezione di Maria Sempre Vergine”;
- vari elenchi di vittime, dirette o indirette del terremoto, riportate nel registro parrocchiale della Chiesa Madre;
- altri elenchi di danni e di misure, modalità e costi di ricostruzione riguardanti il Monastero di Santa Caterina, la Chiesa di San Lorenzo, Palazzo Omodei etc. Il dott. Castro è passato poi alle deduzioni sui costumi, sulle abitudini e consuetudini del tempo evidenziando alcuni fatti specifici di vita come ad esempio;
- il contratto tra la Madre Badessa e il pittore Agostino Caravaglio per affrescare la Chiesa di Santa Caterina che prevedeva uno sconto da parte dell’artista qualora gli fossero state sistemate all’interno del monastero le proprie figlie;
- le misure Canna e Palmo del sistema metrico siciliano utilizzate con estrema precisione nei vari contratti;
- le controversie delle confraternite delle chiese di San Giovanni, San Lorenzo Gesù e Maria, Santo Antonio Abate (ubicata nel luogo dove poi sorgerà il Bar Noé) considerato che il terremoto rese libere aree di loro competenza che furono destinate all’ampliamento della Piazza d’Arme;
- lo scambio di denominazioni tra la chiesa di San Giovanni con quella di Gesù e Maria e di quest’ultima con quella di Sant’Antonio Abate;
- i termini cornuLitterae e cornu Evangeli per indicare rispettivamente il lato destro e quello sinistro delle chiese (Prima del Concilio Vaticano II il Vangelo veniva letto a sinistra e le Sacre Letture a destra);
- la richiesta del rettore di Gesù e Maria di passaggio nei locali di San Giovanni per il numero elevato di confrati rappresentati da ben 250 capofamiglia in una popolazione censita nel 1681 di solo 6173unità a dimostrazione dell’importanza che avevano allora le confraternite come centri sociali, di interessi e benefici vari, di forme di assistenza etc.;
- la possibilità di ricostruire quasi una pianta toponomastica del paese grazie ai dettagli strutturali e di confini descritti negli atti di riedificazione dei vari lotti o dell’acquisto o edificazione di nuovi, dai circa 15 notai ( tra cui Avolio, De Luis, Ferrara, Mangano etc.) che operarono ad Augusta dal 1693 al 1735, periodo in cui avvenne la gran parte della ricostruzione;
- la descrizione delle varie categorie di mastri che, secondo le diverse specializzazioni, operarono la ricostruzione;
- l’importanza del capomastro unico nel paese che aveva la responsabilità di progettare e dirigere i lavori delle costruzioni comprese le chiese, tranne quella di Sant’Andrea che fu progettata da un frate domenicano;
- i nominativi dei mastri e dei capimastri tra cui Pietro Palumbo responsabile della costruzione delle due cupolette della Chiesa Madre e di Antonino Greco.
“In merito al numero dei morti” - ha affermato il relatore –
“vi sono tesi molto discordanti che vanno da 1100 secondo l’ordine dei frati domenicani a circa 3600 secondo la monaca che descrisse brillantemente l’episodio catastrofico almeno per quanto riguardò il monastero, e tutt’oggi risulta abbastanza difficile stabilire il numero esatto per le difficoltà sociali, economiche del tempo che si ripercuotevano sul lato tecnico amministrativo, tuttavia è sicuro che i superstiti ricevettero un discreto aiuto anche dalle popolazioni vicine, da alcuni benestanti, dal gran Maestro dell’Ordine dei Cavalieri di Malta e da Giuseppe Lanza, Duca di Camastra. Questi ebbe infatti dal viceré Uzeda la nomina a vicario generale per il Val Demone e, successivamente, per il Val di Noto, al fine di fronteggiare la drammatica situazione del momento e di programmare la ricostruzione a cui contribuì in maniera determinante grazie alle esperienze acquisite nel campo dell'urbanistica e alla collaborazione dell'ingegnere militare Carlo de Grunenbergh. Tuttavia, considerato che Augusta era una città demaniale, il maggior contributo fu dirottato dalle autorità spagnole alla ricostruzione delle fortificazioni militari”.
Il dott. Castro ha concluso infine esortando in particolare i giovani ad amare la storia, a raccogliere quanta più documentazione possibile per metterla a disposizione della città in quanto, anche se a parer suo, “la storia non è precisamente - magistra vitae -, tuttavia è fondamentale per farci capire molto del futuro in un cammino che ci deve trovare sempre più preparati e maturi. Pare invece che la città abbia dimenticato questo episodio e persino la Chiesa che puntualmente con solennità lo commemorava in vari momenti liturgici come il Te Deum, Il Signore Esposto e con il tradizionale suono delle campane a morto”. Al numeroso pubblico letteralmente incantato della qualità e quantità di informazioni storiche, la dott.ssa Gaetana Bruno, Presidente del Circolo Unione, ha promesso in futuro un ulteriore incontro auspicando in particolare la partecipazione anche dei giovani, considerati principali beneficiari di tali messaggi culturali.