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Confraternite di Augusta e riti della Settimana Santa
Inserto
Inserto Pubblicato da Francesco Carriglio 28 Aprile 2023
I documenti in possesso degli storici, certificano attività delle Confraternite in Augusta già dal 1689, dove erano solite recarsi in Chiesa Madre per l’adorazione del SS. Sacramento, dando poi vita alle processioni praticate fino ad oggi, anche se con tempi e modalità diversi.
I Riti iniziavano con le sante Quarantore, dove erano i giurati, cioè il senato, ad essere il protagonista. Essi erano sei, tutti appartenenti al ceto nobiliare; due ricoprivano le cariche di Sindaco e di “maestro notaro”, gli altri quattro quella di giurati propriamente detti. I Senatori, rivestiti con toga senatoria, spada e maniche di raso color perla ricamate in oro, esigendo il titolo di “Illustrissimi” dal popolo, si recavano in Chiesa Madre in carrozza trainata da quattro cavalli riccamente addobbati, preceduti da due trombettieri in lussuosa livrea, quattro serventi, due mazzieri e un banditore. Quindi, preceduti dal Capitano di giustizia con sei alabardieri, due vice capitani, e in ultimo dal governatore della piazza che era un ufficiale generale, prendevano posto in un banco senatorio con gradini ricoperti di preziosi tappeti. Oggi, a testimonianza di tanto sfarzo, restano due targhe marmoree su due pilastri della Chiesa, recanti la scritta “spazio per il banco senatorio”. Il Senato scomparve probabilmente con l’avvento del Regno D’Italia.
Ogni Confraternita sfilava indossando il prescritto abito penitenziale, e ciò è attestato nello statuto della Confraternita dell’Itria, dove al capitolo XVIII è riportato “ …viene finalmente obbligato ogni fratello colle solite insegne di sacco, mozzetta, visiera e torcetta a mani ad intervenire nelle dovute processioni da farsi nel Lunedi Santo sera, in occorrenza di adorare il SS. Sagramento esposto a quarantore nella Collegiale Chiesa Madre ad effetto di ricevere la S. Benedizione di Dio…”.
Oggi le varie Confraternite hanno uniformato i propri costumi, e si distinguono solo per il colore della mantellina. I confrati vestono tutti di scuro ed hanno un medaglione al collo su cui è raffigurato, o raffigurata, il protettore o la protettrice della Confraternita. Essi portano in mano un bastone alla cui estremità vi è una candela riparata da un lampioncino di carta. Questa tradizione ha origini molto antiche, infatti risale alle fiaccolate caratteristiche dei riti celebrati in onore della Dea Cerere nella Sicilia greca.
Aprono il corteo di ogni singola processione tre confrati, di cui uno tiene la croce, mentre gli altri due lo affiancano: i cosiddetti “Babbalucchi”, con l’evidente analogia tra le lumache che si nascondono nel guscio, ed i confrati che, incappucciandosi, si nascondono alla vista della gente. La difficoltà a capirne il senso, ancora oggi, sta nel fatto che ad Augusta, e nel siracusano in genere, le lumache vengono chiamate “favaluci”, per cui il termine “Babbalucco” è possibile sia stato importato, anticamente, da altre zone.
I riti che durante la settimana santa si svolgono ad Augusta, dalla sera della domenica delle palme, fino al Venerdì santo che precede la Pasqua, sono strettamente collegati alle Confraternite.
Le Confraternite che, tra il 1541, anno di fondazione certificata di quella dei Bianchi, e negli anni a cavallo del 1600, erano molte di più delle attuali, circa una ventina. La Confraternita dei naviganti, Maria SS. Annunziata, risulta fondata nel 1610.
In origine, esse dovevano trattarsi di associazioni di laici che, poste sotto la protezione di un Santo, si riunivano a scopi di culto o assistenziali. Successivamente si indentificarono sempre di più con le associazioni di mestiere, che rappresentavano l’insieme delle persone che praticavano un certo tipo di lavoro. Così, per essere ammessi a far parte della maestranza dei maestri d’ascia, cioè dei falegnami, occorreva esser andato a bottega da un maestro falegname; al termine di questo tirocinio era quasi d’obbligo l’ingresso nella Confraternita di S. Giuseppe, che ad Augusta come nel resto di molte altre città siciliane, raggruppava i falegnami.
Requisito fondamentale per l’ammissione alla Confraternita era la rettitudine morale, personale e familiare, che doveva essere appurata da un membro della stessa, che aveva il compito di indagare sulla sua condotta. L’ammissione avveniva poi secondo un rituale fissato dalle leggi confraternali, subordinata ad un voto maggioritario unanime. Solo dopo un periodo di noviziato, in genere di 4-6 mesi, veniva organizzato il cerimoniale di ammissione dove, all’interno della Chiesa della Confraternita, l’assemblea intonando l’inno “Veni Creator Spiritus” consegnava tramite il Padre Spirituale al nuovo iscritto un cero acceso, che da questo momento era a tutti gli effetti un nuovo confrate.
Le Confraternite presenti ad oggi nella nostra città, che animano la settimana santa di Pasqua sono sette:
• Maria SS. Odigitria, dell’antico ceto dei contadini e giardinieri, con sede presso la Chiesa delle Anime Sante, detta “Itria” dagli augustani.
L’antica Chiesa della Confraternita, situata all’angolo tra la via Roma e via Epicarmo, venne chiusa al culto nel 1954 e successivamente demolita nel 1958. Una lastra marmorea situata nella facciata dello stabile che ne ha preso il posto, ricorda l’esistenza dell’antica Chiesa in quel luogo.
• S. Giuseppe, dell’antico ceto dei mastri d’ascia e dei falegnami, con sede nell’omonima Chiesa.
• Maria SS. Annunziata, dell’antico ceto dei naviganti, “fuluari”, con sede nell’omonima Chiesa.
• S. Andrea, dell’antico ceto dei pescatori, “sardari”, con sede nell’omonima Chiesa.
• Maria SS. Immacolata, dell’antico ceto dei civili, con sede presso la Chiesa di S. Maria delle Grazie.
• SS. Sacramento, dell’antico ceto dei Massari – coltivatori diretti, con sede presso la Chiesa Madre.
• Gesù Misericordioso, con sede presso la Chiesa Madre.
Nel corso degli anni, a causa della riduzione del numero dei confrati e delle categorie dei lavoratori che ne avevano generato la formazione, esse sono via via scomparse. Anche le vicende belliche, con la distruzione di molte Chiese, ha influito su questo.
Nella memoria popolare, tra le tante, vengono ancora oggi ricordate la Confraternita di Gesù e Maria, che contava circa quattrocento confrati, la cui Chiesa diroccata è ancora oggi visibile tra la via Megara e la via Garibaldi, la Confraternita di S. Lorenzo, la cui Chiesa molto piccola era posizionata all’attuale civico 19 di via Megara, ed ancora della Madonna del Soccorso e la già citata dei Bianchi .
Nei riti della settimana santa, le Confraternite si recano in processione, con percorsi stabiliti, in Chiesa Madre per rendere omaggio al SS. Sacramento.
La prima è quella dell’Odigitria, i cui confrati, in mantellina celeste, vi si recano la sera della Domenica delle Palme portando in processione un gruppo statuario di quattro figure, raffiguranti la Vergine ed il Bambino Gesù portati a spalla su di un tronco da due monaci (1). Esso rappresenta l’icona della vergine Odigitria, (colei che indica la strada) grazie alla quale, per merito della sua intercessione, gli abitanti di Costantinopoli vinsero una grande battaglia contro la flotta turca che li assediava. Anticamente era il lunedì il giorno assegnatole dalle celebrazioni, ma a seguito della perdita della Chiesa, la Confraternita non partecipò per qualche anno ai riti. Motivo per cui il suo posto venne rilevato dalla Confraternita di S. Giuseppe, che sfilava il martedì insieme ai confrati dell’Annunziata, e che nel frattempo ne aveva fatto richiesta. Alla ripresa delle attività, trovato il suo posto occupato, la sua presenza fu spostata alla Domenica precedente.
Il lunedì è quindi il giorno dei Confrati di S. Giuseppe, in mantellina giallo ocra, a portarsi in processione recando un piccolo simulacro raffigurante S. Giuseppe, detto “San Gisippuzzu” (2).
Il martedì escono in processione i Confrati dell’Annunziata, in mantellina azzurro scuro, recando un gruppo statuario raffigurante l’annunciazione dell’Arcangelo Gabriele alla Madonna (3).
Stesso giorno e stesso orario, ma con diverso percorso, per la Confraternita di S. Andrea, i cui Confrati in mantellina rossa sorreggono una pregevole statua di S. Andrea (4). Il Martedì era il giorno in cui sfilavano in processione anche le Confraternite di S. Lorenzo e di Gesù e Maria. Il Mercoledì è il turno della processione dell’Immacolata, con i Confrati in mantellina azzurra che recano la statua della omonima Madonna (5). Subito dopo è il turno della Confraternita del SS. Sacramento, con i Confrati che recano il simulacro della “Cena” (6) vestendo paramenti in giallo chiaro. Il venerdì mattina la Confraternita di S. Giuseppe, in abito penitenziale di foggia spagnolesca, reca in processione il “Cristo morto”, adagiato su un letto di purpuree camelie, entrando nel suo percorso in tutte le Chiese del centro storico. Tale processione, apparentemente antiliturgica agli occhi della gente, in quanto non segue temporalmente la morte di Gesù, in effetti non lo è affatto. Essa è una processione eucaristica, poiché i Confrati di S. Giuseppe vanno a rendere l’ultimo omaggio a Gesù Eucarestia in forma comunitaria, come da secolare tradizione.
La sera, all’imbrunire, alla fine dell’antica Via del Calvario (attuale Via Roma) una folla enorme assiste alla tradizionale ”Scisa da ‘cruci”. Dopo una breve omelia pronunciata da un Sacerdote, il simulacro del Cristo, provvisto di braccia snodabili, viene deposto dalla croce dai Confrati dell’Immacolata in mantellina azzurra e portato in processione. All’angolo tra Via Xiacche e Via Xifonia avviene il toccante incontro del Cristo morto con il simulacro della Madonna Addolorata (7), nel frattempo uscita in dalla Chiesa di S. Francesco di Paola, portata in processione da volontari in mantellina viola, a ricordo dell’antica Confraternita dell’Addolorata, oggi non più esistente.
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Inserto informativo sugli eventi religiosi ad Augusta.
Cfr. La Settimana Santa Rito e Folklore di A. Patania - Editore A. Lombardi 1998.
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