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Cenni sul restauro della statua di San Domenico di Guzmàn, Patrono di Augusta.
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Inserto Pubblicato da Francesco Carriglio il 3 Novembre 2022
Le date del ventiquattro di Maggio, e dell’otto di Agosto di ogni anno, rivestono un ruolo importante nelle ricorrenze della città di Augusta, e si legano indissolubilmente al suo Patrono, San Domenico di Guzmàn.
La prima, pur essendo liturgicamente a carattere locale, è la più importante perché legata alla leggenda secondo la quale, durante la notte del ventiquattro Maggio del 1594 il Santo, apparso in cielo nell’atto di cavalcare un cavallo bianco, brandendo con la destra una spada fiammeggiante, abbia terrificato e disperso le orde ottomane, colte mentre tentavano di assaltare la
Città di Augusta. La seconda, dell’otto di Agosto, è riferita al calendario ecclesiastico, che prevede specificatamente la festività di San Domenico di Guzmàn. In entrambe le ricorrenze, la statua si rende visibile ai fedeli, portata in processione od esposta all’interno dell’omonima Chiesa.
Nel corso del terremoto del 1693, che distrusse la città e resa la Chiesa di San Domenico un cumolo di macerie, la statua rimase incredibilmente intatta, e non pochi fedeli devoti al Santo considerarono il fatto come un vero e proprio evento miracoloso. Nel corso dei secoli, il simulacro ha subito numerosi restauri, purtroppo non sempre eseguiti a regola d’arte, che ne hanno minato la stabilità ed in parte deturpato l’immagine originaria. Durante i festeggiamenti del 1991, esso risultava notevolmente scollato alla base, il che causava una postura della statua verso l’indietro. Il volto appariva notevolmente scurito e molte altre parti necessarie di attenta revisione.
Senza mancare di rispetto al Santo il cui simulacro rappresenta, non si può dire che questo possa essere considerato un’opera d’arte. Proprio per questo motivo, non essendo notificato come opera di rilevante interesse storico ed artistico, non ricorrevano gli estremi per far intervenire un istituto d’arte specializzato, e questo ha semplificato non poco le procedure di restauro. Si decise, allora, nel 1991 a fine festeggiamenti, di affidare il lavoro al Signor Filippo Blanco, la cui competenza e maestria era già stata ampiamente sperimentata in altre occasioni. Egli si attivò smontando pezzo per pezzo ogni singolo elemento del simulacro, trovando molte sorprese al suo interno. Esso risultò realizzato grazie ad una struttura in ferro fissata a mezzo di chiodi (Fig.1), alla quale erano collegate le strutture interne, costituite da manufatti in legno e paglia legati con spago, cartapesta, ed elementi induriti dalla composizione di colla e resine varie, via via ricoperti dall’abito talare e dal mantello del Santo.
Solo la testa risultava essere in legno, mentre le mani erano state realizzate in cartapesta. Secondo le informazioni forniteci da Honofrio Vita, la testa sembra sia stata “iscolpita cent’anni sono nella città di Palermo, il cui capo si ave per tradizione fosse stato fatto miracolosamente” …..”del predetto miracolo ne fa piena fede il padre Gioansalvo Gervaso del medesimo ordine”. Il restauro ha anche portato ad una rivisitazione del volto del Santo, l’unica parte di un certo valore artistico; sono state infatti scrostate da un incauto riempimento le cavità orbitali, la zona del collo sotto il mento e ridipinto il viso secondo i colori originali rinvenuti sul fondo. Il volto ha così riassunto la sua espressione originale, perdendo l’aspetto quasi pietoso, a favore di una espressione più mistica e profonda, al limite di un’estasi. E’stato realizzato un nuovo basamento di abete listellato con viti autofilettanti, munito di fori per il sollevamento della statua. Inoltre un foro è stato praticato per l’inserimento dell’asta portante del simulacro nella quale è innestata la testa.
E’stata accuratamente ripulita e restituita al suo splendore la stella a otto punte posta sulla fronte, risultata essere in oro americano. Questa fu donata nei primi anni del volgente secolo (1905) dagli augustani d’America. Al centro di essa spicca un’acqua marina circondata da piccoli brillantini grezzi. Insieme ad essa fu donata anche una collana di marenghi d’oro, oggi cucita al grande stolone su cui sono appuntati molti ex voto. Tutte le parti del mantello sono state stuccate, le dita ricostruite (in quanto risultate rotte in più punti) e riempite con una colata di gesso liquido. Interamente ricostruite casetta porta giglio e chiesetta. Il braccio reliquiario, custodito presso la Banca Popolare, fu prelevato per poter costruire una nuova cassa-custodia. La teca posta al suo interno, contenente un dente del Patrono è stata ricostruita, e si è provveduto a dare maggiore solidità a tutto il braccio argenteo.
Tutto il carro su cui è posto il simulacro è stato sottoposto a lavori di consolidamento e pitturazione. Un fatto sorprendente è emerso durante la rimozione dell’abito, nelle prime fasi del restauro. Rimosso l’almuzio con cappuccio e lo scapolare, proprio sotto il corpetto veniva rinvenuto un sacchetto di stoffa color rosa, cucito rozzamente, contenente un certo numero di reliquie di santi (Fig.2), i cui nomi erano trascritti su striscioline di carta (Fig.3). Sono reliquie dei martiri Zenobio, Lupo, Vittorio, Simplicio, Reparata, Romano, Giusto, Rogato, Restituto, Severo, Severina e Lorenzo, oltre a due sigilli, in parte rotti, con impresse le date del 1700 e del 1701. Nel primo è raffigurato San Martino Confessore, Vescovo di Tours, raffigurato nell’atto di porgere l’elemosina ad un povero, il quale la raccoglie nel cavo del suo cappello. Nel secondo sembra essere raffigurato San Filippo Benizzi, di Firenze, un medico convertitosi frate nell’Ordine dei Serviti, del quale divenne generale dettandone la regola, approvata poi da Papa Onorio IV.
Le reliquie sono state rimesse nel sacchetto originale inserito, a sua volta, in un nuovo sacchetto di velluto rosso-granato, e riposizionate nella sede originaria (Fig.4). Grazie a questo certosino e quanto mai efficacie lavoro, la statua del Santo continuerà ancora, per gli anni a venire, ad essere venerata con passione e dedizione da tutti gli augustani.
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Testo e immagini tratti da: Storia e misteri di una statua Ed. 2001, di Elio Salerno.
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