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Vigilanza pesca e Soccorso in mare - Un Natale che non dimenticherò mai.
Inserto
Inserto pubblicato il 22 Dicembre 2018 nella ricorrenza del 40° anno dalla sciagura aerea.
Incidente aereo del 22 Dicembre 1978. Si è inabissato l’aereo McDonnell Douglas DC-9-32 dell’Alitalia I-DIKQ “Isola di Stromboli” del volo Alitalia 4128 Roma - Palermo.
Dopo cinque giorni di navigazione, nella zona assegnata alla vigilanza pesca la notte del 22 dicembre 1978, la Corvetta Salvatore Todaro si dirigeva verso l’Isola di Lampedusa in attesa di cessare l’attività di vigilanza pesca. In questa circostanza la Nave (Lavinia 1) non veniva sostituita da nessuna altra Unità per il fermo pesca nel periodo natalizio, quindi si faceva ritorno alla Base di Augusta. L’imprevisto era dietro l’angolo; Marisicilia Messina, Comando di dipendenza per l’attività VIPE (vigilanza pesca) comunica al Comandate della Nave, Capitano di Corvetta Fabio Colonna di Stigliano di dirigesi con l’Unità, per prestare soccorso, nel mare antistante Punta Rais (Palermo), dove alle 00:38 del 23 si era inabissato l’aereo DC-9-32 dell’Alitalia I-DIKQ “Isola di Stromboli” del volo Alitalia 4128 Roma - Palermo con 129 persone tra passeggeri ed equipaggio. La voce si è sparsa a bordo e il silenzio, come un velo copri la Nave. Eravamo stanchi per i turni di guardia ravvicinati a causa della mancanza di personale che era in Licenza Ordinaria Invernale. Una notte in cui il tempo non era favorevole e il mare tempestoso, la forza che coinvolgeva tutti e ammutoliva la stanchezza era quella di fare presto e giungere in tempo per poter salvare qualche vita umana. Rotta Palermo con le macchine al massimo numero di giri, le turbo-soffianti fischiavano inneggiando la loro massima potenza, una notte in bianco in attesa dell’alba e proprio alle prime luci del giorno 23 dicembre raggiungevamo il golfo di Palermo, esso era già pieno di natanti e Unità di soccorso, inoltre nel mare galleggiavano alcuni resti appartenenti ad un ala del DC-9, il Comandante assunse il comando di coordinatore delle ricerche. Chi era libero dalla guardia si trovava in coperta ad osservare il mare nella speranza di vedere qualcuno da salvare. La temperatura del mare era molto bassa e dopo tante ore la speranza di trovare delle persone in vita era vana. Ciò che non cancellerò mai dalla mia mente è l’immagine di due scarpette da neonato legate assieme che galleggiavano tra le onde, un atroce pensiero che mi sconvolge ogni qualvolta penso a quel tragico giorno. La sera del 23 ormeggiammo al molo del porto di Palermo, una gran folla ci aspettava, tra essi: curiosi, giornalisti, ma sopratutto parenti dei dispersi che alla vista della Nave si attaccarono ad una minima speranza, che noi purtroppo non portavamo. Si salvarono solo 21 persone soccorse da un peschereccio che aveva assistito all’impatto del DC-9 con l’acqua. Queste persone fatalmente si salvarono, perché il troncone di coda dell’aereo si era spezzato in due e inconsapevolmente furono proiettati in acqua, la fusoliera e il troncone centrale dell’aereo affondarono rapidamente trascinando con sé le altre persone. Un triste Natale che non dimenticherò mai.
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NOTA:
Come scritto nei Notiziari di Cronaca dell’epoca, si presume che la fatalità ha ingannato otticamente i piloti. Nel buio intenso di quella notte, con le nuvole basse di quota le luci della pista si riflettevano come uno specchio creando una pista immaginaria che indusse i piloti a scendere di quota alla velocità di 280 Km/h e quindi fu terribile l’impatto con l’acqua. La Commissione d’Inchiesta stabilì l’errore umano.