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Nobiltà augustana nel XVI sec.
Inserto
Inserto pubblicato nell'Aprile del 2003 dalla Redazione
Ad Augusta la classe più elevata comprendeva il governatore della città, tre capitani, due gentiluomini, cinque benestanti e tre vedove facoltose. Il territorio di Augusta era suddiviso, come il resto della Sicilia, in feudi precedentemente concessi dal fondatore Federico II. Dobbiamo tener presente che ad Augusta i rapporti che si crearono fra la città, il territorio e la popolazione erano stabiliti dagli uomini che venivano destinati al governo della città e che esercitavano il comando civile e militare sotto l’egida dello Stato. La nascita della nobiltà ad Augusta avvenne attraverso il ceto militare, alcuni nobili con investitura militare al termine delle loro funzioni restarono nella cittadina, incrementando così il ceto nobiliare. Nel 1622 nella città fu fondato l’Ordine dei Bianchi, in applicazione alle disposizioni del viceré Gonzaga (1541) le quali impartivano ad i nobili o agli illustri facoltosi l’assistenza e la preparazione alla morte cristiana dei condannati alla pena capitale. La Confraternita ebbe sede nella Chiesa di Santa Maria del Suffragio e di San Nicola (Chiesa delle Anime Sante). La Compagnia dei Bianchi acquisì in seguito l’aggregazione all’Arcicompagnia di Santa Maria del Suffragio di Roma, per tanto godette delle prerogative e dei privilegi stabiliti dal Papa Urbano VIII. Un ulteriore apporto al ceto nobiliare agustano venne fornito dai Cavalieri di Malta, i quali per disposizione dell’Ordine venivano trasferiti in Augusta. I cavalieri di Malta per regolamento restavano in carica alla Ricetta per tre anni. La maggior parte di essi al termine del mandato si poneva alla vita attiva della politica e della amministrazione pubblica della città. Nel 1755 ad Augusta il ceto nobiliare aveva raggiunto una notevole consistenza per cui esso esercitava una notevole influenza alla vita cittadina.
Prendiamo in esame uno dei momenti fiorenti della nobiltà siciliana risalente al XVI secolo.